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ECOGRAFIA TISSUTALE AD ALTA RISOLUZIONE NELLO STUDIO DEL LINFEDEMA SECONDARIO DELL’ARTO SUPERIORE: MAPPA TISSUTALE ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE

 

A. Mander,  

 

INTRODUZIONE

 

La valutazione  di un arto affetto da linfedema è prevalentemente  di tipo clinico e si basa    sui dati clinici-anamnestici e sulla rilevazione seriata delle circonferenze dell’arto

  ( 1-2 ) Importante, ai fini di una corretta strategia terapeutica,  è  la conoscenza delle  alterazioni dei tessuti  superficiali indotte dal  linfedema  che sono    variabili in rapporto alle sue fasi evolutive.

    A tale scopo i  parametri clinici  che vengono  routinariamente utilizzati sono la valutazione della consistenza dei tessuti alla palpazione, la presenza del segno della fovea e del segno  di Stemmer e la misurazione seriata delle circonferenze dell’arto,    che per quanto validi,  risultano   soggettivi  e difficilmente standardizzabili.  ( 3-4 )

Le classificazioni in uso del linfedema riflettono questo approccio e si  basano anch’esse prevalentemente sui dati clinici ed anamnestici ( 5  )

E’ importante invece conoscere, oltre agli aspetti clinici, anche  le modificazioni dei tessuti indotte dal linfedema che sappiamo sono estremamente variabili e difficilmente apprezzabili con la sola valutazione clinica.

 Lo studio delle modificazione dei tessuti superficiali indotte dal linfedema è stato studiato con la risonanza magnetica ( 6-7 ). La sua esecuzione tuttavia,  richiede  strumentazioni costose, personale dedicato  e un ulteriore carico di lavoro per le sezioni radiologiche,   motivi questi che la rendono di difficile impiego come esame di routine per lo studio dei linfedemi

L’ecografia tissutale   può rappresentare una valida alternativa a questa metodica. Sono stati riportati dati in letteratura circa il suo uso nello studio della cute  nelle  patologie dermatologiche quali le neoplasie nella sclerodermia ( 8-9-10-11 ) . Nei linfedemi i dati riportati sono  poco sistematizzati  e quindi di difficile confronto.

Scopo del nostro lavoro è quello di riportare i principali quadri ecografici rilevati negli arti superiori di pazienti affetti da linfedema secondario a linfoadenectomia ascellare per ca mammario  in confronto all’arto sano controlaterale; proporre una  specifica  modalità di studio dell’arto  e correlare i dati ottenuti  con gli aspetti clinici e fisiopatologici al fine di ottenere una classificazione ecografica delle principali alterazioni tissutali del linfedema rilevabili ecograficamente.  

 

 

 

MATERIALI E METODO

 

Sono stati studiati 287 pazienti affetti da linfedema dell’arto superiore secondario a ca mammario.

282 (98%) paz erano  di femmine e 5 (2%) di sesso maschile età media 64 aa ( min 28 aa max 92 )

 

I pazienti  sottoposti ad esame ecografico presentavano tutti un  linfedema conclamato dell’arto superiore. Sono stati considerati  arti affetti da linfedema conclamato quelli   in cui le misurazioni  seriate   rilevate ogni 5 cm a  partire dal polso,  evidenziano una differenza di almeno 2 cm su due livelli di  misurazioni. (12-13)

Per confronto sono state effettuate le stesse scansioni ecografiche nell’arto contro laterale non affetto da linfedema

 

 La valutazione ecografica è stata  sempre dallo stesso operatore utilizzando un apparecchio SonoScape  S22,  con Sonda Lineare 12L-A   a 192 elementi

 Multifrequenza  6-16 MHz

 

Le scansioni ecografiche sono state effettuate secondo uno schema che prevede la suddivisione dell’arto in settori, 4 anteriori e 4 posteriori per il braccio e 4 anteriori e 4 posteriori per l’avambraccio  ottenuti dall’intersecazione di due linee  perpendicolari con punto di incrocio a metà dell’avambraccio e del braccio sia sulla faccia anteriore che posteriore ( FOTO 1a-1b ).

 

 

 

Le scansioni ecografiche della mano sono state eseguite solo sulla  faccia dorsale  nel punto medio tra il polso e le prime articolazioni metacarpo-falangee.  Le scansioni sono state effettuate  secondo sezioni trasversali.

Per studiare in maniera più dettagliata la superficie dell’arto, tra la sonda e la cute è stato interposto un sottile strato di gel ecografico.  ( foto  2 )

 

Per ogni zona è stato valutato il complesso dermo-epidermico (CED )  ed il tessuto sottocutaneo

( SUBC).

 

Del  complesso dermo-epidermico è stato valutato lo spessore e  l’eco struttura.

 

Lo spessore è stato misurato  dalla superficie esterna dell’ epidermide  alla parte più profonda del derma al confine con il sottocute .

 

Il sottocute è considerato come il tessuto posto dalla linea di confine del derma alla fascia muscolare sottostante.

 

 

 

REPERTI NORMALI: 

 

 Ecograficamente il complesso epidermide derma ( CED-N) si presenta come una struttura formata da due bande iperecogene   separate da una centrale ipoecogena. Tale aspetto è stato descritto da diversi lavori  (14-15-16)   ed in sequenza rappresenta   l’epidermide, il derma papillare e il derma reticolare ( Fig3)

 

Lo spessore normale è variabile in rapporto alle   parti del corpo e a seconda dell’età della persona. Tuttavia, valori oltre i 3 mm possono essere considerati anomali anche se,  come vedremo, sono l’insieme dell’aumento di spessore con la variazione eco strutturale  a conferire un significato patologico. 

Il sottocute  ( SUBC-N) presenta uno spessore variabile in rapporto ai vari distretti del corpo in funzione soprattutto della quota di tessuto adiposo presente. Nel sottocute sono presenti i vasi, arterie vene e linfatici e l’impalcatura fibrosa che delimita i lobuli del tessuto adiposo sottocutaneo . In condizioni normali i setti fibrosi, che rappresentano l’impalcatura di sostegno ove decorrono anche i vasi ed i nervi, appaiono come linee ipercogene di spessore di frazione di mm, con vari orientamenti spaziali, ma tendenzialmente paralleli alla fascia muscolare con la quale possono più o meno contrarre  rapporti( foto 4 ).

Setti con minore ecogenicità,  si  visualizzano negli strati più superficiali in connessione con il derma,   presentano un orientamento perpendicolare alla fascia muscolare

Il tessuto adiposo sottocutaneo , organizzato in lobuli, presenta una  eco struttura moderatamente iperecogena, omogenea, delimitato dai setti fibrosi, presenta una deformabilità elastica    con le    manovre di compressione  esercitate con la sonda ecografica. Una fascia  che presenta un decorso variabile divide il sottocute in una parte superficiale ed una più profonda nelle quali sono presenti lobuli di tessuto adiposo con grandezze diverse, più piccoli negli strati superficiali mentre presentano dimensioni maggiori in quelli profondi.  Foto  5

 

 

 

 

REPERTI PATOLOGICI DEL COMPLESSO  EPIDERMIDE-DERMA ( CED)

Sono stati individuati i seguenti reperti ecografici: 

 

  • IPERECOGENICITA’ DIFFUSA DEL CED –  ( CED-S)

Il reperto di CED-S  si caratterizza  sia  per  un aumento di spessore  del CED che per  una  alterazione della sua ecostruttura. La differenza  di spessore     può essere molto variabile a seconda della regione che si esplora,  mentre la  caratteristica  costante    riscontrata in tale quadro    è rappresentata dalla perdita di differenziazione in strati del CED,  e la sua trasformazione in una struttura iperecogena omogena ( Fig.6 – 7)   

 

 

 

  • IPOECOGENICITA’ DIFFUSA DEL CED  (CED-F)

 

Questo reperto ecografico  si caratterizza sempre  per   la perdita di differenziarne in strati del CED che si visualizza come  una banda ipoecogena più o meno spessa, ben  delimitata dal tessuto adiposo  sottostante L’ipoecogenicità   è data dalla  presenza di  linfa nello strato dermico, espressione di un diffusa imbibizione edematosa  ( fig.8)

 

 

 

  • PERDITA DI DIFFERENZIAZIONE DEL CED  ( CED-M)

 

In questi casi non è più possibile differenziare il CED dal tessuto adiposo sottocutaneo in quanto esso appare costituito da tessuto con ecogenicità ed eco struttura simile a quelli del tessuto adiposo sottocutaneo ( fig.9)

 

 

 

 

 

 

 

REPERTI  PATOLOGICI DEL SOTTOCUTE    (SUBC)

 

  • SOTTOCUTE CON PREVALENZA  LIPOSCLEROSI  TESSUTO ADIPOSO ( SUBC-S)

 

Questi reperti ecografici sono caratterizzati dalla presenza di tessuto adiposo che manifesta gradi diversi di liposclerosi  che si  può manifestare con interessamento  omogeneo  di  tutto il sottocute oppure in maniera disomogenea  con zone di maggiore o minore liposclerosi alternate con aree di tessuto adiposo strutturalmente normale.  Tali aspetti rappresentano le note modificazioni liposclerotiche che si manifestano negli arti affetti da linfedema ( 6 ) i setti possono essere meno rappresentati e quelli presenti  possono risultare iperecogeni per aumento della quota fibrosa. La componente fluida extravasale è molto scarsa o  assente. ( fig.10-11)

 

 

 

 

SOTTOCUTE CON  PRESENZA DI COMPONENTE FLUIDA EXTRAVASALE (SUBC-F)

 

Nell’ambito del tessuto adiposo sottocutaneo,  che può avere  diversi  gradi di liposclerosi  sono presenti raccolte anecogene di diversa estensione, costitute da accumuli di linfa  che dissociano i lobuli del  tessuto adiposo e formano i caratteristici  laghi linfatici. La loro distribuzione nel contesto del sottocute può essere variabile  potendosi localizzare nei diversi piani del tessuto adiposo,  come ad esempio  nella parte superficiale o  in quella profonda   o a tutto spessore( fig.12)

 

 

 

 

RISULTATI

 Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati la frequenza delle modificazioni del CED e del SUBC nei vari segmenti dell’arto, mentre nelle tabelle 3-4-5-6 sono riportate le frequenze delle modificazioni del CED e del SUBC  del braccio e dell’avambraccio, faccia anteriore  e posteriore,     valori ottenuti dalla media  della somma di quelli dei singoli segmenti .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BRACCIO

 

Complesso epidermide-derma  ( CED)    TAB 3 TAB-4

 

In corrispondenza  della faccia anteriore del  braccio prevale   il  CED-S ( 64%) senza una significativa  differenza  nei vari settori . Il CED-N è presente in media nel  24% dei casi, con una leggera prevalenza di  localizzazione nei segmenti laterali ( 3-BLS 57%- 4-BLI 59% ) rispetto a quelli mediali (1-BMS 20% -2-BMI 12% )Il CED-F  si riscontra in media nel 12 % dei casi,  con una leggera prevalenza  di localizzazione nel BMI , 20%

In corrispondenza della faccia posteriore del braccio il CED-N è presente in circa il 50% dei pazienti senza una significativa prevalenza nei vari settori. Il CED-S è presente nel 48% del pazienti, anch’esso senza una significativa prevalenza nei vari settori. Il CED-F al contrario è presente solo in una piccola percentuale di pazienti 2 % in media,  senza una prevalenza nei vari settori.

 

 

 

 

 

Sottocute  (SUBC )   TAB 5-6-

 

In corrispondenza della faccia anteriore del braccio  il sottocute presenta un aspetto di tipo N nel 50% dei  casi, anche qui senza una significativa prevalenza nei vari settori del braccio.

Il SUBC-S  è presente in media in circa il 46 % dei casi anche qui senza una prevalenza nei vari settori, mentre il SUBC-F è presente solo in una piccola percentuale di pazienti 4%, con una lieve prevalenza nel settore 4-BLI.

 

In corrispondenza della faccia posteriore il SUBC-N è presente nel 54 % dei casi in media  senza prevalenza nei vari settori; il SUBC-S è presente in media nel 42,5 % dei casi, mentre il SUBC-F è presente nel 3,5 % dei casi  anche qui senza una significativa prevalenza nei vari settori.

 

 

AVAMBRACCIO

 

Complesso epidermide derma  ( CED )     TAB 3-4-

 

 Nei pazienti esaminati, nella faccia anteriore dell’avambraccio, non si osserva mai il CED-N , mentre il CED-S è presente in media nel 27 % dei pazienti, senza una significativa prevalenza in un settore; analogamente per il CED-M che è presente nel 28% in media dei pazienti. Il CED-F rappresenta l’aspetto ecografico più frequente, con una percentuale del 45% anche qui, senza una significativa differenza tra i vari segmenti.

In corrispondenza della faccia posteriore il  CED-F rappresenta la modificazione maggiore rilevabile,  con una percentuale del 46% dei pazienti , con distribuzione omogena tra i vari settori. Il CED-S è presente nel 31,3 % dei pazienti ed il CED-M nel 20,2 % dei pazienti, anche in questo caso senza una significativa variazione tra i vari settori.

Il CED-N è presente solo in una piccola percentuale di casi  2,5 % e non è mai stato rilevato nel settore 5-AMS.

 

 

Sottocute  ( SUBC )    TAB 5-6

 

  In corrispondenza della faccia anteriore prevalgono gli aspetti ecografici tipo SUBC-S 44,5,% e SUBC-F 49 % mentre solo nel 6,5 % dei pazienti è presente un SUBC-N.

Nella faccia posteriore prevale sempre l’aspetto SUBC-F, 48% dei casi,   mentre è presente una percentuale maggior di SUBC-N 12,5 % rispetto alla faccia anteriore 

 

 

MANO   TAB4-6

 

L’esame ecografico della mano ha evidenziato un CED-N nel 38 % dei casi, mentre un CED-M nel 45% dei pazienti, in una piccola percentuale di casi si è rilevato un CED-F, 9% ed un CED-S 8%.

Il sottocute presenta una normalità SUBC-N nel 38% dei casi , mentre nei casi in cui risulta compromesso risulta prevalente il SUBC-F 43% rispetto a quello di tipo S 19% dei casi

 

 

 

 

 

DISCUSSIONE

 

 

L’utilizzo dell’ecografia ad alta risoluzione   nello lo studio dei tessuti superficiali risale agli anni 90  (17-18  ) Nel corso degli anni, soprattutto grazie al progresso della tecnologia e alla    disponibilità  e diffusione  di  apparecchi ecografici,   lo studio ecografico   dei tessuti superficiali è diventato routinario per  numerose patologie dermatologiche  ( 15-19-20-21-22). L’applicazione dello studio ecografico ai linfedemi al contrario è abbastanza recente  e molti aspetti della loro rappresentazione ecografica restano ancora da chiarire. ( 23-24-25-26)

Lo scopo del nostro lavoro è quello di descrive ed interpretare , i reperti ecografici che abbiamo riscontrato negli arti superiori di pazienti affetti da linfedema secondario a linfoadenectomia ascellare proponendo  anche una specifica metodologia di esecuzione dell’esame ecografico.

 

Abbiamo riservato lo studio agli arti superiori   dei  paziente  affetti da linfedema monolaterale, post-linfoadenectomia ascellare per ca mammario, clinicamente manifesto. Come criterio della evidenza clinica   di linfedema, è stato considerato un aumento  della circonferenza  dell’arto di

2 cm su due misurazioni seriate  rispetto all’arto controlaterale, tale valore è quello considerato come riferimento nella maggior parte degli studi epidemiologici sul linfedema (12-13-27 ) .   La  scelta di effettuare lo studio ecografico nei linfedemi secondari dell’arto superiore  post-linfoadenectomia è stata fatta al fine di escludere interferenze da  tutti gli altri fattori  eziopatogenetici che possono sovrapporsi o complicare un linfedema , rendendo  così meno specifica l’interpretazione dei reperti  ecografici e clinici. Tra questi le  patologie primitive dei linfatici, aplasia ipoplasia ectasia, le infezioni cutanee, le patologie venose sovrapposte  o i pregressi traumi, tutte condizioni che si riscontrano   più frequentemente a carico degli arti inferiori e che per questi motivi  sono stati esclusi dal nostro studio . Tale modello quindi è quello  che più si avvicina a quello  sperimentale di linfedema. Inoltre la monolateralità della patologia ci  ha consentito di confrontare i dati ecografici rilevati con quelli dell’arto contro laterale sano.

 

 Un esame così condotto  non richiede l’utilizzo di sonde particolari, in quanto è  possibile effettuarlo   con quelle   multifrequenza  che sono comunemente  in dotazione con apparecchi ecografici di buona qualità che vengono utilizzati routinariamente nei centri diagnostici.

Il personale che esegue l’esame deve essere addestrato e deve avere competenze  in ambito linfologico essendo l’ecografia un esame fortemente operatore dipendente. Se opportunamente eseguito il tempo dedicato all’esame non supera i 30 minuti.

 

 

Con l’esame ecografico è possibile studiare   tutte le strutture dei tessuti superficiali in particolare  il complesso epidermide –derma ( CED)  il sottocute  ( SUBC)  con le sue componenti rappresentate dal tessuto adiposo sottocutaneo, dal sistema fasciale e dai vasi. E’ inoltre possibile individuare la presenza di raccolte fluide, con le tipiche  caratteristiche ecografiche anecogene che si  formano secondariamente alla linfostasi.

 

  Abbiamo rilevato una serie di reperti ecografici correlabili con le varie fasi dello sviluppo del linfedema non riscontrati nell’arto controlaterale sano . Tra queste, le modificazioni del CED, sia come spessore che ma soprattutto  nell’  ecostruttura, che  rappresentano quelle più significative e maggiormente rilevabili  negli arti affetti da linfedema.   

   

Lo  spessore del CED,      nell’arto contro laterale sano    può variare da 1 mm a 3,2  mm  ( 1,75 mm valore medio ) a seconda dei segmenti indagati, ( 0.75 mm avambraccio faccia anteriore, 3,2 mm faccia posteriore braccio )   mentre  nei pazienti con linfedema lo spessore è sensibilmente maggiore in media sia a livello dell’avambraccio che del braccio, dato  confermato anche da altri autori ( 27 )  Tuttavia  riteniamo che variazioni così minime, anche se su grandi  numeri raggiungono una significatività statistica , nella pratica clinica, siano  parametri poco utilizzabili, mentre quello  che risulta particolarmente evidente e di facile acquisizione,  sono le modificazioni   dell’ecostruttura che caratterizzano  i vari i reperti ecografici  del CED  presenti nei pazienti con linfedema.   

E’ dimostrato che le modificazioni indotte dal linfedema si manifestano  precocemente a  livello del derma  ( 27-29 )

Il drenaggio linfatico inizia  con i capillari linfatici  che confluiscono nei linfatici iniziali a livello della giunzione tra il derma papillare e quello reticolare, che  a loro volta  drenano nei collettori linfatici  anastomizzati  con il plesso sub dermico localizzato a livello della giunzione tra derma e sottocute  ( 28-30)  

Studi con RM hanno dimostrato come la compromissione del drenaggio linfatico  comporta  un aumento    della componente fluida    sia  a livello dell’epidermide che del derma.  

Perretti et al ( 29 ) hanno dimostrato  come  in corrispondenza del derma l’acqua  è presente nella forma  legata  alle fibre collagene e ai  proteoglicani che sono  maggiormente presenti a tale livello, mentre nell’epidermide l’acqua è  presente maggiormente  in forma libera ( 31- 32)

Ecograficamente , con sonde dedicate ad altissime frequenze,    è possibile  a studiare in dettaglio l’epidermide,   ed il  derma  (33). Routinariamente con le  sonde   che abbiamo a disposizione non è possibile studiare i in dettaglio l’epidermide mentre è possibile farlo per il derma,  dove la presenza della  componente fluida si caratterizza  come una     banda  ipoecogena che interessa più o meno tutto il suo spessore, tale aspetto lo  abbiamo classificato come CED-F.   Con sonde ad altissima definizione  ( > 20 MHz) è possibile  ulteriormente  differenziare la   distribuzione dell’acqua nel contesto dello spessore del  derma;  nei linfedemi l’accumulo interessa a tutto spessore il derma mentre,  nella lipodermosclerosi associata alla patologia venosa ,    l’accumulo di acqua si localizza a livello del derma papillare,  questo reperto spiegherebbe la maggiore incidenza di lesioni ulcerative associate a questa condizione,  come  si riscontra  frequentemente nella grave insufficienza venosa cronica,  rispetto alla minore incidenza di ulcere  nei  linfedemi. ( 34 )

La  presenza di linfa nel derma può  essere  interpretata anche  come tentativo di trovare  una via collaterale di drenaggio,  verso settori in cui esista una maggiore collateralità, in questo caso la linfa risale in superficie e attraverso il plesso sub-dermico, cercando  di raggiungere settori dell’arto con maggiori potenzialità di drenaggio ( foto13 ):

Tale aspetto corrisponde al dermal back flow  evidenziato dalla linfoscintigrafia  ( 35 )

 In questi casi si associa anche la presenza di abbondante componente fluida nel sottocute che presenta un aspetto di tipo SUBC-F.

Il CED –F si osserva anche nelle fasi infiammatorie o infettive che spesso  complicano il linfedema, tale reperto ecografico si distingue  dalla semplice congestione linfatica, in quanto ad esso sono associati i segni locali dell’infiammazione , eritema della cute e dolore  e quelli sistemici di tipo infettivo  , febbre  e malessere generalizzato.

 

Nelle fasi evolutive del linfedema la presenza di proteine e l’attivazione dei processi  infiammatori tissutali determinano una evoluzione  verso la fibrosi che nel CED si manifesta come un ispessimento omogeneo  con  una ecostrutturav iperecogena,   ben differenziato dal sottostante tessuto sottocutaneo , reperto ecografico che abbiamo classificato come  CED-S.

Nella fasi ancora più avanzate  , dove la liposclerosi del tessuto adiposo sottocutaneo si associa a quella del derma, la   differenziazione del CED rispetto al SUBC scompare  e pertanto non è più definibile  la giunzione tra il derma ed  sottocute  reperto che corrispondenza al CED-M

Il sottocute ( SUBC ) inteso come l’insieme di tessuto adiposo,  sistema fasciale e di vasi  compreso tra il derma e la fascia muscolare,  analogamente al CED, presenta  caratteristiche ecografiche variabili,  che corrispondono alle varie fasi evolutive delle modificazioni indotte dalla linfostasi. Gli aspetti prevalenti sono:

  1. presenza di componente fluida extravasale

  2. le modificazioni del tessuto adiposo sottocutaneo

  3. le modificazioni del sistema fasciale sottocutaneo.

 

 

Il linfedema a   livello del sottocute    può  quindi manifestarsi in maniera diversa a seconda di diversi fattori come la gravità della linfostasi, il tempo di insorgenza, l’età del paziente, la costituzione fisica, legata soprattutto alla quantità di tessuto adiposo presente, tipico è il caso dell’obesità.    (36-37 )

 

In generale i primi segni della  stasi linfatica  a livello del sottocute  si manifestano con  la comparsa di stravasi di linfa che si accumula lungo i setti del tessuto sottocutaneo, come già evidenziato  da studi con RM  ( 6 )

 

Ecograficamente, tale aspetto, si caratterizza  con la presenza  di formazioni anecogene,  laghi linfatici, più o meno estese  che si possono localizzare a vari livelli di profondità del sottocute dissociando  i lobuli del tessuto adiposo, reperto tipico    ecografico  che classifichiamo come SUBC-F.

Il perdurare della linfostasi ingenera una serie di fenomeni degenerativi- infiammatori a carico delle strutture del sottocute ( 38)

con  una progressiva riduzione della componente fluida extra-vasale ed una liposclerosi dei lobuli del tessuto adiposo che possono    subire un significativo rimaneggiamento strutturale  insieme all’impalcatura fibrosa del sottocute.  (39)
 

 

Tali reperti ecograficamente sono tipici del SUBC-S.

Ulteriori approfondimenti sono necessari per comprendere le modificazioni che interessano il tessuto adiposo e soprattutto quali sono i meccanismi patogenetici alla loro base. Aspetto importante che emerge dallo studio ecografico e che le modificazioni che si osservano sono varie e con vari gradi di gravità e si diversificano anche per la loro localizzazione nell’arto affetto.  (40)

 

 

 

 

Accanto alle modificazione del tessuto adiposo, i setti possono avere dei rimaneggiamenti risultando  ispessiti  ovvero con una fibrosi analoga a quella che coinvolge il tessuto adiposo tanto da non renderli più distinguibili. ( FOTO 10 )

 

 

La suddivisione in segmenti dell’arto, come proposto,  permette  di effettuare uno studio ecografico dettagliato e sistematico,    esplorando così tutti i distretti dell’arto e  riportando per ognuno di essi lo spessore del CED e  le caratteristiche ecografiche sia  del CED che  del SUBC secondo la classificazione proposta.

La necessità di esplorare tutti i segmenti dell’arto è data dal fatto che nel linfedema  il coinvolgimento dei vari segmenti è variabile, per cui a zone di alterato drenaggio si associano zone indenni e quelle compromesse possono presentare alterazioni tissutali diverse , tipiche del linfedema, in fase evolutive differenti. Foto 14-15

 

 

 

Con questo metodo di studio ecografico  è possibile effettuare  una mappa tissutale dell’arto affetto acquisendo così  informazioni  utili  per una  stadiazione ecografica del linfedema.

 

In relazione ai dati rilevati nel nostro studio possiamo formulare una serie di considerazioni sulle alterazioni  tissutali indotte dal linfedema che analizzeremo sia per i  singoli  segmenti dell’arto, mano, avambraccio e braccio, che in una visione complessiva, generale,    

 

 Nella nostra esperienza i reperti ecografici rilevano un maggior coinvolgimento dell’avambraccio rispetto al  braccio che comunque entrambi presentano sempre , almeno in alcuni settori,  manifestazioni  ecografiche tipiche del linfedema,  mentre  la mano risulta meno coinvolta in quanto  può presentare   reperti di normalità,    38 % dei pazienti  nella nostra serie. L’interpretazione di questo aspetto può essere ricondotta alle diverse vie anatomiche di drenaggio linfatico della mano rispetto al braccio e all’avambraccio.   Studi anatomici  e linfoscintigrafici hanno  dimostrano l’esistenza di una via preferenziale di deflusso linfatico della mano nota come via di Ciucci la quale può assicurare   una via alternativa di  drenaggio linfatico  (41 -42)

Il diverso interessamento di settori dell’arto può correlare con  una diversificata circolazione linfatica che si distribuisce secondo una rappresentazione topografica definita come linfosoma.

Una maggiore  conoscenza di questi territori sicuramente  contribuirà a chiarire molti aspetti della distribuzione delle lesioni nei vari distretti degli arti.  (43 44)

 

Nell’avambraccio ,   i settori della faccia anteriore,   presentano sempre aspetti ecografici  patologici del CED  sia di tipo S o F,  mentre non sono stati mai riscontrati, a tale livello,  reperti normali CED-N confermando il fatto che questi settori sono  sempre coinvolti nelle manifestazioni del linfedema.

Il maggior coinvolgimento dei  settori anteriori nel linfedema  , è  confermato   anche dai reperti ecografici rilevati nel sottocute di questi distretti, in cui prevalgono gli aspetti patologici ( SUBC-S  SUBC-F)  rispetto a quelli di   normalità che  si osservano solo    nel 6,5 % dei pazienti.

 In corrispondenza della faccia posteriore la percentuale di reperti patologici diminuisce  sensibilmente rispetto a quella anteriore,   mantenendo sempre una maggiore incidenza    rispetto a quelli normali. (CED-N ed il SUBC-N nel 9% e nel 12,5% dei casi rispettivamente).

Nel braccio,  i reperti patologici  di CED e di SUBC  sono rappresentati in una percentuale simile a quelli normali , non evidenziando una significativa prevalenza di uno rispetto all’altro

 Quindi   analizzando le  sedi di localizzazione del linfedema in base alla nostra esperienza possiamo dire che nell’avambraccio e soprattutto nella faccia anteriore   sono presenti maggiormente le modificazioni tissutali indotte dal linfedema,  mentre  nel braccio tale significatività è minore e quando sono presenti anomalie  ecografiche queste si distribuiscono in  egual misura sia nei settori della faccia anteriore  e di quella posteriore, mentre la mano può risultare indenne in una buona percentuale  dei pazienti.

 

 Oltre agli aspetti di normalità o di patologia dobbiamo considerare anche le specifiche alterazioni riscontrate nel CED e nel SUBC nelle forme che abbiamo classificato come F e S

 

Analizzando l’ecostruttura dei CED patologici,  rileviamo che quello  dei settori anteriori dell’avambraccio  è prevalente di tipo F  ( 45% dei pazienti) ,mentre il tipo S ed M sono rappresentati in egual misura ( 27 %  e 28 % dei pazienti rispettivamente ), tali reperti evidenziano una variabilità delle modificazioni strutturali indotte dalla linfostasi con una prevalenza della componente fluida  nei settori anteriori, rispetto alla S e M. L’interpretazione di questi quadri    è difficile e possiamo fare solo delle ipotesi: ad esempio può giocare un ruolo importante  la diversa composizione strutturale  del derma nei distretti dell’arto ( maggiore e/o minore presenza  delle fibre collagene e dei proteoglicani ad esempio)o anche  una linfodinamica che predispone all’accumulo di fluidi in particolari settori dell’arto dotati di minore possibilità di forme circoli collaterali.  Tali reperti andranno  correlati con i dati di ulteriori studi  sia linfoscintigrafici che di linfo-angio-RM

  

 Le  modificazioni del CED  rilevate nella mano evidenziano la  prevalenza dell’aspetto CED-M presente nel  45%  dei pazienti. Tale aspetto è riscontrabile, come abbiamo sottolineato, nei casi più gravi ed avanzati di linfedema  ove risulta  completamente alterata  la struttura del complesso epidermide derma. Quindi la  mano, anche se in una buona parte di pazienti non presenta segni ecografici di  linfedema,    quando risulta coinvolta,  presenta segni  di maggiore gravità e compromissione.

 

Analizziamo ora le modificazioni osservate nel SUBC nei vari distretti.

 

Il SUBC  a   livello della mano presenta prevalentemente un aspetto di SUBC- F  ;  questi reperti  depongono quindi per una maggiore incidenza di linfedema  con prevalente componente fluida della mano associato a quelli alterati del CED-M. Interpretare questo aspetto non è semplice, sicuramente riveste un particolar importanza  la struttura   dei tessuti superficiali del dorso della mano dove la componente adiposa è scarsa e le connessioni tra il sistema fasciale sottocutaneo e la fascia profonda sono più lasse, questo aspetto potrebbe far si che la reattività del tessuto adiposo agli stimoli secondari del linfedema siano minori così come la resistenza meccanica alla diffusione dei fluidi nel suo contesto.  (45-46)

 

    

 

In corrispondenza dell’avambraccio il SUBC presenta una maggiore variabilità ecografica,   con prevalenza di reperti  di tipo patologico.

In corrispondenza della faccia posteriore prevalgono gli aspetti di tipo S ed F con una prevalenza di quest’ultimo soprattutto in corrispondenza dei segmenti superiori. Tale aspetto potrebbe essere spiegato con le modificazioni linfodinamiche che si verificano a tale livello ove sono presenti gruppi di collettori linfatici che drenano vero il linfonodo epitrocleare importante via di relais con il circolo linfatico profondo come dimostrato nei lavori linfografici di Battezzati e Donini.   (47 )

 A  livello del braccio   notiamo in generale una minore presenza di reperti ecografici anomali rispetto all’avambraccio e alla mano e laddove sono presenti   prevalgono di gran lunga gli aspetti liposclerotici sia a livello del CED, tipo S che del SUBC, tipo S.

Tali aspetti correlano anche con le osservazioni cliniche che evidenziano un  minore  coinvolgimento del braccio e soprattutto  quando coinvolto è prevalente la componente liposclerotica su quella fluida   ( 40  )

 

Anche in questo caso le cause potrebbero essere individuate  nelle caratteristiche  strutturali,  come ad esempio  una maggiore presenza di tessuto adiposo e da fattori circolatori  linfodinamici che ulteriori studi dovranno chiarire.   

 

Da quanto riportato riteniamo che uno studio ecografico dei tessuti superficiali sia indispensabile per una corretta classificazione del linfedema. Abbiamo individuato le principali alterazioni ecostrutturali del CED e del SUBC,  rilevabili negli arti superiori affetti da linfedema.

 E’ importante eseguire lo studio ecografico  su tutto l’arto, in comparativa con il controlaterale,  analizzando così  tutti i suoi segmenti secondo lo schema da noi proposto,  vista la variabilità di localizzazione e del tipo di  alterazioni che il linfedema può presentare  nei vari segmenti.

La pianificazione di una corretta terapia, riabilitativa e/o chirurgica, non può prescindere da una attenta disamina delle modificazioni tissutali indotte dal linfedema, sia qualitativamente che come disposizione topografica. La loro conoscenza consente di personalizzare il trattamento decongestionante  guidando  la manovre di linfodrenaggio in rapporto alla composizione dei tessuti, presenza  di fibrosi o di raccolte fluide; di scegliere quale tipo  di bendaggio e di tutore elastico  sia  più idoneo.

Inoltre la standardizzazione di una classificazione ecografica può offrire dei nuovi criteri di indicazione  alla terapia chirurgica,  ed inoltre  stabilire dei criteri in base ai quali valutare  i risultati delle diverse terapie. Tali aspetti fino ad ora valutati solo clinicamente possono essere ora definiti con maggiore precisione   con un esame ecografico ben condotto.

 

 

In conclusione dalla disamina dei reperti ecografici risulta che  la  modificazione della rappresentazione ecografica  del CED rappresenta uno dei reperti ecografici tipici del linfedema. Più che la variazione dello spessore assume maggiore importanza e rilevanza clinica, le modificazioni strutturali del CED.

  La presenza di un CED –F  indica una imbibizione edematosa del derma che può rappresentare una iniziale scompenso linfatico  ovvero può essere espressione della gravità della congestione linfatica intepretando tale reperto come secondario alla risalita di linfa negli strati superficiali nel tentativo di esprimere un circolo collaterale verso settori  a maggiore drenaggio, attraverso il plesso linfatico sub-dermico, in tali casi è sempre presente una congestione del sottocute con aspetto tipico del SUBC-F. 

Il CED-S esprime uno stato evolutivo del linfedema più avanzato ove si sono già instaurate modificazioni strutturali fibrose del derma ed assume particolare significato clinico a testimonianza della cronicità anche l’aspetto S del SUBC che spesso si associa a tale  reperto.

La scomparsa della differenziazione del CED rappresenta un ulteriore stato evolutivo del linfedema ove le modificazioni strutturali sono particolarmente gravi  da alterare  completamente la sua  struttura .

Analogamente alle modificazioni del CED anche quelle del SUBC  sono espressione delle modificazioni strutturali osservabili nel  linfedema e testimoniano una fase ove può prevalere la componente liposclerotica ,SUBC-S ovvero quella fluida SUBC-F

 

La standardizzazione dei reperti ecografici e la modalità di esecuzione dell’esame  ecografico, consentono quindi  di effettuare  una diagnosi precoce  di linfedema,  di stadiare  le modificazioni tissutale indotte dal linfedema in una nuova classificazione in base alle caratteristiche del CED e del SUBC  nei vari settori  ed in base a queste conoscenze pianificare una corretta condotta terapeutica e valutarne  i risultati. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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