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FISIOLOGOSOFIA DEL CAMMINARE
E DEL NORDIC WALKING
Una piccola introduzione ad un nuovo concetto di interpretazione del rapporto mente-corpo basato su una visione olistica-quantistica
INTRODUZIONE
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Molto spesso si sente dire che camminare fa bene e fa bene sia al corpo che alla mente, ma di preciso, non sappiamo a quale livello e con quali modalità questo benessere possa agire.
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Sono riportati molti lavori scientifici nei quali si dimostra come l’attività fisica ed il camminare nella fattispecie, abbiano effetti positivi sul benessere generale e più specificatamente nelle patologie cardiovascolari, metaboliche ed oncologiche. Camminare ha anche effetti sul benessere mentale e anche per questo aspetto, ci sono numerose evidenze scientifiche che ne dimostrano l’efficacia. Non possiamo iniziare a parlare di una nuova visione del camminare senza cercare di definire cosa si intende per corpo o per mente e i complessi rapporti che ci sono tra loro.
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Esistono diverse modalità di intendere il corpo e la mente che sono in rapporto alla modalità di analisi con la quale intendiamo analizzare il problema.
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Utilizzando un criterio di tipo anatomico, il corpo può essere inteso come somma di organi che costituiscono apparati, che connessi, tra loro formano un organismo. Organismo, quindi, è una definizione non assimilabile a quella di corpo in quanto limitata solo l’insieme delle strutture anatomiche facendo un oggetto freddo, razionale di studio non considerando l’elemento esistenziale che è insito nella definizione di corpo.
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In una visione religiosa, il corpo può essere visto come un tramite con Dio, un elemento di congiunzione con il trascendente, in quanto soggetto a morte ma anche a Resurrezione del corpo che ci condurrà alla vita eterna di contemplazione e di grazia o di dannazione in esito al giudizio divino sul nostro operato durante la vita. Tale visione del corpo presente nei Vangeli verrà in seguito completamente rovesciata da Sant’Agostino, riprendendo in parte la filosofia platoniana, secondo la quale l’anima è l’elemento eterno, che sopravviverà ai nostri corpi e la sua cura dovrà riflettersi in comportamenti e regole da rispettare nella vita terrena per assicurarsi quella eterna.
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Al contrario in una visione strettamente fisica, il corpo è definito come una porzione della materia che presenta delle caratteristiche specifiche chimico fisiche e quindi soggetto alle leggi della natura che si rispecchiano in questi principi, una macchina della quale siamo impegnati a capire il suo complesso funzionamento.
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Analogamente anche la mente può essere definita con modalità diverse. In una visione spirituale la mente è assimilata all’anima sia come sua diretta manifestazione o modalità di esternazione sia che come anima vitale che dà vita oltre al corpo anche alla mente stessa che diventa in tali casi una diretta emanazione di un ente spirituale spesso trascendentale e operando tramite la mente possiamo entrare in contatto, a volte mistico, con esso.
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La mente può essere definita in base ad un criterio organicistico in cui il cervello ne rappresenta la sede ed al cui interno si verificano reazioni biochimiche in una complessa rete neuronale di connessioni che ne garantisce il suo funzionamento. Gli aspetti biochimici ed elettrofisiologici ne costituiscono le principali modalità di funzionamento.
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Altro criterio è quello filosofico idealistico in cui la mente, assimilata al pensiero, presenta una entità di tipo ontologico specifica dell’essere umano elevata a verità universale in cui si possono connotare anche caratteri di trascendenza.
La consapevolezza mente-corpo non è una prerogativa della specie umana ma è direttamente proporzionale allo sviluppo delle capacità intellettive e motorie raggiunte dalle varie specie che chiaramente sono più alte in quella umana.
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Anche i microrganismi hanno una particolare consapevolezza mente-corpo, anche se questa debba essere ridefinita in rapporto al loro livello biologico. In quanto organismi sono individuati e definiti come unità funzionale, rispetto al mondo esterno, dalla delimitazione dei loro costituenti cellulari da parte di una membrana cellulare che li caratterizza sia come entità fisica che al tempo stesso “mentale”, intesa quest’ultima come possibilità di operare scelte che, a tale livello della scala biologica, si limitano agli aspetti elementari quali nutrirsi e riprodursi. Man mano che saliamo di livello sia la componente fisica che quella mentale assumono significati sempre più complessi e strettamente interconnessi tra loro per raggiungere nella specie umana gli aspetti che sono l’oggetto delle nostre riflessioni.
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Possiamo dire sinteticamente che la mente in realtà non è il pensiero ma bensì qualcosa di più complesso risultato di interazioni senso-motorie derivanti da stimoli interni ed esterni elaborate ad un livello non materiale, individuale, che ci rende unici e irripetibili.
Il corpo non è parte distinta associabile alla mente, ma rappresenta, insieme ad essa, una unità funzionale, in cui l’una non può prescindere dall’altra. Per questo motivo non ha senso chiedersi dove risieda la mente, in quanto, l’unità mente-corpo, è un aspetto, una manifestazione della vita stessa, presente in ogni nostra azione, in ogni nostra emozione, sentimento e permea tutto quello che facciamo e proviamo, in maniera indivisibile tra i due elementi.
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La mente si manifesta con il corpo, il corpo si manifesta con la mente. La mente non può esistere senza un corpo, e al contrario un corpo senza una mente sarebbe solo un insieme di organi.
Il dualismo mente-corpo è stato oggetto di discussione e teorie filosofiche dai greci ai nostri giorni. Nel corso del tempo, la filosofia si è in qualche modo “laicizzata” e il focus si è in parte spostato nel cercare non tanto di capire che cosa sia, ma soprattutto, come funziona la mente e i suoi rapporti con il corpo.
Camminare ha assunto una importanza fondamentale nel corso dell’evoluzione della specie umana divenendo un’attività che ha la sua qualificazione, ragion d’essere nel rapporto mente-corpo.
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Il salto di qualità nella scala evoluzionistica si è verificata circa 70.000 anni fa con la rivoluzione cognitiva e la comparsa dell’Homo Sapiens. Con lo sviluppo delle capacità cognitive peculiari del Sapiens, le azioni, il movimento, il camminare ne diventano parti integranti e condizionanti. Camminare non è quindi più un’azione finalizzata alla soddisfazione dei bisogni primari ma diventa un modo di vivere la realtà in connessione con la mente.
Schematicamente possiamo pensare ad una fusione delle attività motorie con quelle cognitive in una unità cognitiva - motoria complessa.
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Questa unità cognitiva-motoria è quella che ci rende possibile fare delle ESPERIENZE COSCIENTI, cioè avere consapevolezza del nostro agire nel mondo che si può tradurre anche in consapevolezza o coscienza.
Queste capacità di avere consapevolezza delle nostre esperienze ci rende unici, in quanto questa è strettamente individuale e non si può replicare, non è materiale.
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Questi aspetti qualitativi delle esperienze coscienti si esprimono attraverso i QUALIA che ci permettono di vivere le esperienze e di conoscere il significato dell’informazione simbolica che ci proviene da una complessa stimolazione neurofisiologica.
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Qualia, dal plurale neutro latino di Qualis, qualità, attributo, modo e possono essere classificati, secondo Faggin in quattro classi:
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Sensazioni e sentimenti fisici (percezione del mondo fisico)
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Emozioni (Indipendenti dal mondo fisico)
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Pensieri (Esperienza senziente del pensiero)
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Sentimenti Spirituali (Amore, misticismo, Unità con Universo)
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L’interpretazione della coscienza dell’esperienza presenta concettualmente delle difficoltà, Huxley il noto fisiologo dice : “come avvenga che qualcosa di così notevole come uno stato di coscienza sia il risultato della stimolazione del tessuto nervoso è tanto inspiegabile quanto la comparsa del genio nella favola, quando Aladino strofina la lampada”. Leibniz ci suggerisce di cercare in un mondo nuovo diverso concettualmente da quello che è ampiamente conosciuto infatti dice: ”D’altra parte si deve riconoscere che la percezione e quel che ne dipende è inesplicabile mediante ragioni meccaniche, cioè mediante le figure e i movimenti”.
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Questo nuovo modo di interpretare i fenomeni fisici ci è offerto dalla Fisica Quantistica e in particolar modo dal superamento del dualismo onda-particella della luce dal quale si possono mutuare concetti che ci consentono di interpretare anche in dualismo mente-corpo, chiaramente con i dovuti distinguo in quanto le leggi fisiche che regolano questi fenomeni a livello quantistico si applicano a particelle subatomiche. Nel nostro caso non è escluso che tali componenti possano intervenire , in quanto se noi consideriamo la trasmissione di un potenziale di azione a livello di una sinapsi non è altro che un’onda di energia queste onde di energia entrano a far parte di queste attività pertanto l’ entità mente-corpo è il risultato dell’ interazioni attraverso modalità elettrofisiologiche, biochimiche le quali altro non sono che stati della materia a livello di particelle o meglio di energia e quindi di stati che sono oggetto della fisica quantistica. L’analisi è prettamente qualitativa, non essendo allo stato attuale possibile formulare delle leggi o modelli matematici che possano quantizzare questi fenomeni ma sicuramente ci arriveremo.
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A conferma di quanto postulato nella fisica quantistica la posizione che una particella occupa nello spazio e di ordine probabilistico ed è espressa attraverso una funzione definita d’onda, la sua posizione e quindi il suo potenziale effetto è determinato nel momento in cui effettuo la misurazione o una rilevazione nell’esperimento classico della doppia fessura, uno schermo in cui l’elettrone si proietta. Il quel preciso momento il suo stato cambia da onda a particella, fenomeno noto come collasso d’onda. Questo concetto ha rivoluzionato completamente il mondo della fisica abituato a ragionare in termini di fisica classica in cui la materia obbedisce a rapporti di tipo deterministico.
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Analogamente a quanto accade per posizione di un elettrone anche la coscienza dell’esperienza presenta una natura probabilistica in quanto non definibile a priori e indefinibile e non copiabile o trasmissibile se non nel momento che si manifesta.
Per fare un esempio la percezione di una montagna da parte di un soggetto in ordine di probabilità può far scaturire un’infinità di qualia nelle loro varie modalità di percezioni di emozione etc. che sono proprie del soggetto che le esperisce e che diventano definite nel momento che si manifestano e solo in quel momento, collasso delle funziona d’onda.
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Il fatto che possano sussistere tutti questi possibili stati è parte del principio quantistico della Sovrapposizione degli stati, ben espresso da Paradosso del gatto di Schrodinger, nel quale lo stato vivo o morto del gatto contenuto all’interno della scatola è verificabile solo nel momento che l’osservatore interviene a costatarne lo stato reale, fino a quel momento il gatto non era né vivo né morto ma era entrambe le cose.
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Nel cercare di interpretare il dualismo mente-corpo esiste un altro concetto della fisica quantistica che può essere mutuato a tale fino, mi riferisco al Principio di Indeterminazione di Heisemberg, il quale dice che se di una particella conosciamo la sua posizione non posso conoscere la sua velocità e viceversa. Tale principio chiaramente trova ampia dimostrazione con esperimenti, ma la cosa interessante è che se nella nostra analisi applichiamo questo principio e partiamo da uno degli elementi della esperienza cosciente non necessariamente arriviamo a conoscere anche gli altri.
Da una percezione nasce una determinata esperienza cosciente, nel momento che conosco la percezione non posso conoscere l’esperienza derivata e allo stesso modo se conosco l’esperienza cosciente non posso conoscere la percezione. Ad esempio se la percezione della montagna mi suscita una determinata emozione (coscienza dell’esperienza) la conoscenza della percezione montagna non mi consente di definire la conseguente emozione e così anche il contrario.
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Il discorso potrebbe essere ancora più approfondito e dettagliato, ma in questa sede mi preme sottolineare come l’entità mente-corpo si esprima attraverso un livello di coscienza dell’esperienza che risulta individuale, irripetibile, indeterminata e che potrebbe trovare spiegazione attraverso i principi della fisica quantistica.
Un approccio a tale visione può essere sintetizzato con il termine FISIOLOGOSOFIA che è il risultato dell’unione di FISIO da fisiologia (in quanto origina dalle leggi e dalle conoscenze del corpo umano) LOGO da Logos (inteso come mente, razionalità, pensiero) e SOFIA da Sophia (Sapienza, saggezza).
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Pensare ed agire con FISIOLOGOSOFIA significa avere una visione secondo la quale l’esistenza, nelle sue varie estrinsecazioni, è causa ed effetto dell’unità mente-corpo, intesa come unità indivisibile (una non può esistere senza l’altro) individuale, legata al soggetto, indefinita, in quanto non misurabile né quantizzabile, attraverso la quale interpretare la coscienza delle esperienze.
Il camminare ed il Nordic Walking che ne rappresenta una implementazione delle qualità e degli effetti rappresentano la modalità più naturale di agire sull’unità mente-corpo essendo questa attività capace di metterle in relazione l’una con l’altra nelle modalità che secondo un modello quantistico e che possiamo includere in una visione fisiologosofica.
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L’unità motoria e quella cognitiva si esprimono come unità cognitiva-motoria proprio nel camminare. Il camminare rappresenta quindi quell’attività in cui entrano in gioco le due componenti in una modalità di tipo olistico, in cui i due elementi si estrinsecano in maniera naturale in stretta connessione energetico-funzionale, energetico in quanto i meccanismi di azione si estrinsecano a livello di energia e funzionale in quanto riflesso di attività che appartengono alla sfera evolutiva e specifica della razza umana.
In una visione fisiologosofica del camminare possiamo distinguere:
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La percezione del tempo
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La respirazione
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Le emozioni
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Le funzioni cognitive.
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Il concetto tempo è stato da sempre oggetto di approfondimenti e dispute filosofiche e scientifiche, anche il rapporto tra camminare e tempo si presta a interpretazioni e visioni assai dibattute.
Camminare presenta una stretta correlazione con la percezione del tempo. Camminare significa spostarsi nello spazio e quindi il movimento stabilisce anche il tempo durante il quale si attua. Il tempo può essere scandito e misurato attraverso strumenti che per convenzione ne stabiliscono i parametri. Ma la percezione del tempo è soprattutto soggettiva ed è in rapporto al movimento e quindi al corpo e alle ripercussioni che questo esercita sulla mente funzione che possiamo definire come coscienza temporale dell’esperienza. Tale coscienza analogamente a quanto detto per i fenomeni quantistici si esprime anch’essa in ordine di probabilità in quanto anche questa percezione appartiene ad un campo di indeterminazione soggettiva. La percezione del tempo che ha un soggetto in rapporto ad una esperienza che sta vivendo è diversa dagli altri soggetti che parimenti stanno sperimentando la stessa esperienza. Anch’essa diventa concreta e collassa, nel momento che la definisco e la determino. Il tempo può assumere quindi valori e significativi assai diversi in rapporto anche alla durata dell’esperienza e soprattutto alla percezione del TEMPO PRESENTE.
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Possiamo definire TEMPO PRESENTE la percezione della durata della coscienza esperienziale in rapporto alla persistenza dell’oggetto che si esperisce ed è quindi in stretto rapporto con la velocità del movimento sia dell’oggetto che del soggetto o di entrambe. In altre parole, maggiore è il tempo di permanenza di un determinato oggetto maggiore sarà la sua azione sulla coscienza temporale dell’esperienza.
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Se vedo una montagna da una macchina che viaggia a 200 Km /h la persistenza dell’oggetto, che mi genera una coscienza esperienziale, sarà dell’ordine di alcuni secondi mentre camminando la persistenza dell’oggetto dell’esperienza permarrà per un tempo maggiore e quindi il mio tempo presente sarà molto più lungo rispetto alla situazione precedente.
Il tempo presente è dove si svolgono le principali nostre attività e concettualmente esiste sono in forma virtuale perché nel momento che lo viviamo è già passato, la sua persistenza può essere data solo dalla nostra percezione in base alla permanenza dell’oggetto dell’esperienza.
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La coscienza dell’esperienza tempo ci viene anche da altri elementi presenti durante la camminata come ad esempio il ritmo cadenzato del passo, la forza muscolare che vogliamo impiegare, l’oscillazione degli arti, il mutare degli elementi naturali, tutti fattori che contribuiscono alla percezione indeterministica del tempo individuale. Altri due fattori che danno il senso del tempo, sono la respirazione e la frequenza cardiaca, entrambe condizionate dalla velocità del cammino e dal tipo di terreno (pianura o salita).
Nell’ambito della visione FISIOLOGOSOFICA del camminare e del Nordic Walking la respirazione rappresenta una componente fondamentale che mette in relazione mente e corpo rappresentandone una modalità comunicativa attraverso la quale il corpo e la mente comunicano tra loro manifestando il loro stato.
È ampiamente dimostrato come i centri del respiro presenti nel sistema nervoso centrale abbiano numerosissime connessioni con altri centri nervosi e con numerosi organi. Respirare non è solo inalare O2 (Ossigeno) ma anche attivazioni di sistemi neuronali e biochimici che vedono l’ipotalamo al centro dell’azione il quale, attraverso l’asse ipotalamo ipofisario ed il sistema nervoso autonomo controlla la pressione arteriosa la frequenza cardiaca, alcune funzioni del sistema nervoso ghiandolare e digestivo nonché’ regola la respirazione stessa. Questi effetti non dobbiamo interpretarli esclusivamente dal punto di vista fisico come attivazione di complesse rete neuronali, ma anche come espressione di attivazione di campi energetici propri della consapevolezza della respirazione. Numerosi studi dimostrano come la respirazione abbia effetti su determinate aree cerebrali nelle quali vengono localizzate specifiche attività come sull’ipotalamo, sull’amigdala e sull’insula.
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L’azione sull’insula sembra determinare una maggiore consapevolezza dei segnali che vengono dal nostro corpo in particolare quelli ritmici che mettono in relazione mente-corpo come la frequenza cardiaca, il movimento, l’oscillazione delle braccia e delle gambe. Con particolari tecniche di Pranayama, si può attivare la sincronizzazione cardio-respiratoria per la quale i due ritmi si fondono l’uno nell’altro e questa sincronizzazione determina un cambiamento delle attività elettriche cerebrali. Un aspetto molto importante, al fine di utilizzare in maniera appropriata le tecniche di respirazione e che gli effetti si ottengono soltanto se la respirazione viene effettuata attraverso il naso in quanto con questa modalità si attiva l’epitelio della mucosa nasale che attiva una serie di circuiti neuronali che non avviene se si respira attraverso la bocca.
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Camminata e respirazione in azione sinergica sono gli elementi fondanti del Breath Walking che si attua modulando il respiro con i passi agendo proprio sul respiro attraverso la sua la sospensione, frequenza, segmentazione, rapidità.
L’aspetto cognitivo evolutivamente è in stretta connessione con lo sviluppo del linguaggio inteso come comunicazione di simboli e parzialmente di significati. Come abbiamo già accennato la rivoluzione Cognitiva ha determinato una modificazione radicale del rapporto dell’uomo con l’ambiente e con i suoi simili. Camminare non significa farlo solo per procurarsi del cibo ma esplorare l’ambiente esterno, conoscere nuovi essere umani, conoscere le loro usanze i loro costumi, le loro abitudini alimentari, le regole di vita insomma tutto quello che in maniera molto più esponenziale facciamo tutti i giorni e che sarebbe impensabile se non avessimo sviluppato, proprio per queste necessità, un linguaggio che ci consente di comunicare e relazionarci con gli altri ed è sbalorditivo pensare che questo, è il frutto di una evoluzione che nasce da un salto qualitativo del camminare.
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Attualmente camminare è diventato ancora di più di una modalità relazionale e comunicativa basata sul linguaggio inteso nell’eccezione ancora più ampia del termine comprendendo tutte le varie modalità di linguaggio (verbale, non verbale, para-verbale, scritto) i cui oggetti sono riferibili a simboli , oggettivi ed esterni ed a significati, semantica, soggettivi ed interni.
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Tale aspetto è in stretta relazione con le emozioni. Il rapporto tra camminata ed emozioni e i meccanismi di azione attraverso i quali si manifesta rappresenta un argomento assai vasto che necessita di una trattazione dedicata. In questo contesto è importante sottolineare come gli elementi connessi con la camminata e cioè la respirazione, il movimento e la percezione del tempo e le implicazioni di tipo cognitivo sono alla base delle attivazioni dei circuiti neuronali che sovraintendono alle emozioni. La loro definizione e caratterizzazione possono essere interpretate con i principi della fisica quantistica come già sottolineato e che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.
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